martedì 23 maggio 2017

Un ricordo di Gabriele Pomilio

Tratto dal Messaggero di oggi 23 maggio.



PESCARA Non è un giorno qualsiasi. Non lo è per Pescara, non lo è per l'Abruzzo e per l'Italia, ma forse per il mondo intero. Quando se ne va uno grande come Gabriele Pomilio, il segno resta impresso. Lo piange il mondo della pallanuoto innanzitutto, perché Gabriele è stato il più grande dirigente di tutti i tempi probabilmente a livello planetario. Ma a piangerlo sono anche il mondo della pubblicità e del marketing, dell'imprenditoria, della cultura, della storia, per un uomo dai mille interessi e dalle altrettante risorse. Soprattutto mentali. Intelligentissimo, arguto, ironico, testardo, geniale sempre fino alla fine.
Quando ieri mattina i medici dell'ospedale di Pescara – dove è venuto a mancare all'età di 79 anni – stavano operando le ultime disperate manovre per tentare di sottrarlo al destino, il buon Gabriele con la solita dialettica senza eguali si è rivolto a
loro con una battuta di spirito, o forse no: “Le state tentando proprio tutte, eh?”. O anche la sera precedente, quando uno dei suoi giocatori più affezionati sempre al suo fianco anche nei giorni della sofferenza - Franco Di Fulvio - lo salutava dicendogli “Gabriele, ci vediamo domani” e lui, di risposta in dialetto... “Se mi ci artruv'...”.
Unico, indimenticabile, Pomilio ha creato il fenomeno della pallanuoto a Pescara (ma anche della nazionale azzurra, il "Settebello"), esportando il nome della città in tutto il globo terrestre partendo dagli anni settanta con la scalata alla serie A, per arrivare ai successi che tutti conoscono conseguiti in particolare negli anni ottanta e novanta: 3 scudetti, 5 Coppe Italia, una Coppa Campioni, una Coppa Len, 2 Supercoppe e 3 Coppe delle Coppe. Ha ufficialmente abbandonato la società sportiva biancazzurra a metà degli anni duemila, ma non si è allontanato dalla pallanuoto. Ha continuato a creare, a precorrere i tempi di decenni creando un festival internazionale giovanile di questa disciplina chiamato Haba Waba, inventando siti web specializzati in un periodo in cui non tutti ritenevano che quella potesse essere la strada giusta per comunicare lo sport. Anche negli ultimi mesi Pomilio c'era, stava infatti preparando un progetto di marketing e comunicazione per la pallanuoto internazionale, base operativa la sua casa di Francavilla a due passi dal mare. Seduto in poltrona con il vecchio Nokia e quel numero 335 che ancora tutti cercavano quando c'era bisogno di un consiglio o di una intuizione. E poi armadi pieni di quello che è diventato il suo simbolo a livello pubblicitario, cioè il famoso rinoceronte della Pomilio Blumm, la sua azienda che lo ha reso celebre anche nel suo lavoro d'origine di pubblicitario.
Lascia la moglie (adorata) Maria Letizia, le figlie Franca e Paola, e lascia il figlio Amedeo, fantastico mancino della pallanuoto pescarese e azzurra e attuale vice-allenatore della nazionale italiana maschile.
Lo piangono tanti pallanuotisti di valore che sono stati letteralmente scoperti, se non creati, da Pomilio: su tutti Manuel Estiarte (divenuto il “Maradona della pallanuoto”), ma anche D'Altrui, i fratelli Calcaterra, Attolico, Bovo, Ferretti, Salonia, Malara, Mammarella, Simenc, Meszaros, Smirnov e chi più ne ha più ne metta.
No, un altro Pomilio non nascerà. Troppo superiore alla media per aver riposto, magari tra i suoi rinoceronti o i suoi libri di storia e cultura pescarese, una sua copia perfetta.
Per volontà di Gabriele, non ci sarà funerale; la camera ardente è aperta presso l'obitorio dell'ospedale di Pescara fino alle ore 19 di oggi.
Paolo Sinibaldi




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