Parte oggi l’avventura olimpica di Amedeo Pomilio, con tanta
adrenalina… Perché stavolta di attesa per le gesta dell’Italia della
pallanuoto, ce n’è davvero tanta. Quell’Italia della pallanuoto che aveva fatto
sognare il mondo nei fantastici anni Novanta, quell’Italia che sembrava caduta
nell’oblìo nel decennio successivo, almeno fino a quando sulla panchina azzurra
è stato proposto il duo Sandro Campagna (c.t.) con il suo vice, appunto Amedeo
Pomilio. Era la fine del 2008, dopo anni di delusioni, ci voleva il mix giusto
per far ripartire il “Settebello”. Il pescarese Pomilio da parte sua ci ha
messo calma e psicologia, oltre a conoscenze tecnico-tattiche maturate prima da
giocatore e poi da c.t. delle giovanili dell’Italia. E’ la sua quinta
partecipazione alle Olimpiadi, tre da atleta e due da allenatore: “Ogni volta è
sempre un’emozione grandissima, perché devi mettere in acqua non solo le
capacità sportive, ma anche quelle emotive, mentali, devi saper reggere le
pressioni, devi estraniarti da tutto”. L’Italia – con la gestione
Campagna-Pomilio – è reduce dall’argento agli Europei del 2010 e dall’oro ai
Mondiali di Shanghai: stavolta le pressioni saranno davvero tante… “Certo, e
noi dobbiamo essere in grado di essere superiori a tutto. Ma è bene
sottolineare che la vittoria è frutto di particolari, della perfezione, e che è
comunque molto importante essere riusciti a riportare l’Italia tra le migliori
al mondo. Poi vinca il migliore”. Chi è il migliore? “Credo che nessuno sport
in questo momento abbia questa caratteristica di equilibrio che ha la
pallanuoto. In prima linea vedo Serbia, Montenegro, Ungheria, Croazia, Italia e
ci metterei anche gli Usa. Ma attenzione alla Spagna, all’Australia e alla
Grecia”. Quest’anno sono 20 candeline dal successo di Barcellona. Il pensiero
inevitabilmente cade lì? “Inevitabilmente. Grazie a Dio ho vinto molto, ma il
primo posto a un’Olimpiade è qualcosa di indescrivibile. Sì, credo che ogni
tanto a Londra penserò a quello che è stato a Barcellona, sperando di ripetere
quell’impresa con questo nuovo ruolo tecnico”. Nessuna paura, quindi, anche se
l’Italia nel 2012 qualche sconfitta qua e là l’ha rimediata? “E’ lo sport, si
vince e si perde. E soprattutto, ogni squadra fa la sua strada, c’è chi ha preparato
meglio gli Europei o la World League e chi magari ha puntato tutto su Londra.
Nessuna paura, specie adesso che quei giocatori che mesi fa avevano avuto
acciacchi fisici, ora stanno bene. Ce la giocheremo, questo è sicuro”.
Pensierino finale per… “Non per una persona in particolare, piuttosto per
Londra 2012. Questa Olimpiade sarà diversa dalle altre perché il Villaggio
Olimpico e la zona degli impianti sportivi è praticamente la stessa o quasi,
quindi sarà molto emozionante viverla questa Olimpiade, in acqua e fuori
dall’acqua. Non si staccherà mai la spina, una esperienza fantastica ma anche
molto difficile”.
Micidiale attaccante
mancino, cresciuto in una famiglia di sportivi (suo padre Gabriele è stato
grande dirigente della pallanuoto, sua cugina Malì campionessa di basket),
Amedeo Pomilio milita per gran parte della carriera a Pescara. Con il club biancazzurro
vince tantissimo: tre scudetti, la Coppa dei Campioni, la Coppa delle Coppe
(3), la Coppa Len, la Supercoppa (2), oltre alla Coppa Italia (5).
Entra nel giro
azzurro molto giovane e già nell’89 è bronzo agli Europei e secondo nella Coppa
Fina. Sesto ai Mondiali nel ’91 e quarto agli Europei, vince i Giochi del
Mediterraneo di Atene. Nel 1992 il punto più alto di una super-carriera, con
l’oro olimpico a Barcellona, poi nel ’93 oro agli Europei di Sheffield, ai
Giochi del Mediterraneo in Francia e alla Coppa Fina. Campione del mondo a Roma
’95, secondo alla Coppa Fina; primo agli Europei, poi prende parte alle
Olimpiadi di Atlanta nel ’96 dove l’Italia è terza. La sua ultima Olimpiade da
giocatore, a Sidney nel 2000, dove l’Italia chiude al quinto posto.
Pao.Sin.
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