domenica 29 marzo 2020

“La caccia al runner” in periodo di Covid 19

Il Covid 19 sta creando enormi problemi sanitari, economici, depressivi... ma anche altri fenomeni che fino a poco tempo fa sarebbero stati inimmaginabili. Un po’ tutti avranno sentito della cosiddetta “caccia al runner”, cioè di segnalazioni partite da cittadini contro atleti o podisti intenti a praticare attività motoria all’aria aperta in periodo di isolamento (in realtà, anche prima del divieto). Ma c’è un distinguo da fare, essenziale: l’atleta che della corsa o dello sport fa la sua professione da una parte, e il semplice amatore o occasionale dall’altra.
Lo abbiamo chiesto al fondista più forte d’Abruzzo, quel Daniele D’Onofrio che appena un mese e mezzo fa si è laureato campione italiano di mezza maratona. Anche in relazione a spiacevoli casi di denunce nei riguardi di un suo collega mentre si allenava a Trento, Yeman Crippa, oggi senza dubbio tra i migliori runner al mondo. Per la cronaca, sia Daniele sia Yeman sono Fiamme Oro, cioè poliziotti.
Daniele, che idea ti sei fatto? “ Capisco che è diventato un dovere civico segnalare questi episodi di chi non rispetta le regole. Bisogna però scindere tra i runner che lo fanno per sola passione da chi lo fa per mestiere. Per gli amanti della corsa è difficile stare a casa, ma bisogna farlo per il bene di se stessi e degli altri. Ben diverso è però il discorso per noi che lo facciamo per professione e a livelli alti. Quando noi usciamo a correre (autorizzati, ovviamente, e nel rispetto della solitudine e della distanza dagli altri, ndc), in questi giorni lo facciamo per lavoro e in quel momento stiamo mettendo a rischio la nostra salute e quella dei nostri cari, però vogliamo e dobbiamo farlo”.
A te è capitato di incappare in qualche denuncia o segnalazione? “ Sono stato fermato, ho mostrato il decreto che attesta il mio status di atleta nazionale, in più ero in orario di lavoro, per cui sono andato via senza alcun problema. Inoltre, ho la fortuna di vivere in un paese di montagna, Scontrone, dove ci sono boschi o strade secondarie in cui correre senza grandi impatti sociali”.




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